Rigenerazione Umana a Calascio. Quando i borghi diventano laboratori globali

Tre giorni di co-design tra studenti, comunità e AI: un laboratorio a cielo aperto dove immaginare nuovi futuri per le realtà rurali

Arrivare a Calascio è come entrare in un’altra dimensione. Le case in pietra, il vento che corre tra i vicoli, la Rocca che osserva dall’alto. Tutto sembra sospeso, come se il tempo rallentasse per invitarci a guardare meglio.

È qui, in uno dei borghi più suggestivi d’Abruzzo, che abbiamo portato il workshop Rigenerazione Umana, nell’ambito di Innovation Playground, il festival promosso da Giffoni Innovation Hub. Per tre giorni Calascio si è trasformato in un laboratorio a cielo aperto, dove tradizione e innovazione si sono intrecciate in un percorso di co-design con studenti, giovani e – inaspettatamente – con l’intera comunità locale.

Un’Italia che si svuota

Il nostro lavoro a Calascio nasce da una consapevolezza: i borghi italiani si stanno svuotando. Dal 1951 ad oggi, nei comuni classificati come periferici e ultraperiferici si registra un calo della popolazione rispettivamente del 17,7 % e del 26,4 % (Openpolis su dati ISTAT). Negli ultimi dieci anni, le aree interne hanno perso circa il 7,7 % della popolazione residente (Spazio50).

Numeri che non sono semplici statistiche, ma la fotografia di una realtà dolorosa: lo spopolamento mette a rischio la sopravvivenza stessa di migliaia di borghi italiani. A Calascio, oggi, vivono appena 125 abitanti, di cui solo 2 bambini.

Ecco perché abbiamo sentito l’urgenza di essere qui: in un mondo che svuota i territori interni, sperimentare nuove modalità di abitare e immaginare diventa un gesto necessario.

Perché “rigenerazione umana”

Più che di rigenerazione urbana, abbiamo voluto parlare di rigenerazione umana. Perché ogni criticità – sociale, politica, economica o ambientale – ha sempre, alla sua radice, una condizione interiore. Paura, ansia, disperazione, senso di colpa: sono queste dimensioni intime a generare squilibri, e sono queste le radici da cui ripartire.

Come ricorda Amleto Picerno Ceraso, ideatore e coordinatore del workshop:
“La rigenerazione umana è prima di tutto un atto di sguardo. Non riguarda soltanto lo spazio fisico dei territori, ma il modo in cui gli esseri umani li abitano, li raccontano e li immaginano. Ogni ferita del pianeta è una ferita dell’umano; ogni squilibrio sociale è il segno di un disequilibrio intimo e collettivo. Per questo parlare di rigenerazione dei luoghi significa, inevitabilmente, parlare di rigenerazione delle persone.”

Le nuove tecnologie, in questo senso, ci pongono di fronte a un paradosso. Da un lato rischiano di sottrarci il ruolo di agenti attivi nelle dimensioni lavorative e sociali; dall’altro ci costringono a sviluppare una coscienza più profonda, fatta di pensiero, immaginazione e spirito. Calascio diventa allora una porta d’accesso a questa nuova dimensione: un luogo che, proprio grazie al suo silenzio e alla sua distanza, invita a un diverso sguardo sull’umano.

Un percorso fatto di mappe e storie

Il cuore del workshop è stata una grande mappa concettuale di Calascio, che racchiudeva molteplici dimensioni del borgo: il patrimonio architettonico della Rocca, le tradizioni, la letteratura, l’economia locale, la natura, il Gran Sasso, i cammini e i percorsi di trekking, i festival e persino i film girati qui.

Attorno a questa mappa i ragazzi hanno iniziato a depositare impressioni e pensieri raccolti durante le esplorazioni del borgo. Era un palinsesto vivo, capace di restituire la complessità di Calascio e, al tempo stesso, di offrire un modello replicabile per ogni piccolo paese italiano.

Dalle criticità alle radici umane

Il processo è stato scandito da più fasi. Prima abbiamo chiesto ai ragazzi di individuare le criticità globali del mondo in cui vivono – conflitti, povertà, disuguaglianze, degrado ambientale – e poi di ricondurle alla scala locale. Successivamente, li abbiamo invitati a scavare ancora più a fondo: quale condizione umana genera queste criticità? Su quella mappa hanno iniziato a comparire parole come ansia, solitudine, disperazione, incertezza. Per noi, la vera radice dei problemi.

A partire da lì, è iniziata l’ideazione creativa: immaginare attività e azioni che, partendo dal contesto di Calascio, potessero rispondere a quelle condizioni umane, generando risonanze positive. Così sono nati progetti come scuole di meditazione per affrontare l’ansia, laboratori di comunità per contrastare la solitudine, festival e pratiche culturali per trasformare la paura in creatività.

L’intelligenza artificiale come strumento di coscienza collettiva

In questo processo, l’intelligenza artificiale è stata una guida discreta. Non un oracolo che offre soluzioni, ma un compagno di viaggio che raccoglieva input, stimolava domande e restituiva visioni.
Abbiamo istruito l’AI con tutte le informazioni del workshop, chiedendole di trasformare le intuizioni dei ragazzi in immagini, slogan, manifesti. Non si trattava di sostituire la creatività, ma di amplificarla, offrendo uno specchio critico capace di rendere visibile l’invisibile.

Così, dalle schede e dai post-it, hanno preso forma manifesti, infografiche, prototipi visivi: segni concreti di come l’immaginazione collettiva può generare nuove possibilità.

Dal gruppo alla comunità

Ciò che era nato come un percorso riservato a studenti e docenti, nel corso dei giorni ha generato un entusiasmo tale da coinvolgere l’intero borgo. Spinto da questa energia, il Sindaco di Calascio ha deciso di aprire il workshop alla cittadinanza, trasformando l’esperienza in un momento collettivo di incontro.

Gli abitanti si sono uniti al lavoro dei ragazzi, osservando le mappe, commentando le idee, intrecciando i propri racconti con quelli emersi nel laboratorio. In quel passaggio, il progetto ha compiuto la sua metamorfosi: da esercizio di co-design a vero e proprio atto comunitario di rigenerazione.

Dalla Campania un modello di innovazione per i borghi italiani

Questa esperienza, nata dalla collaborazione tra Medaarch e Giffoni Innovation Hub, due realtà campane con visione internazionale, è più di un evento: è un modello che può parlare a tanti altri borghi italiani. In un momento in cui l’Italia discute di spopolamento, dissesto idrogeologico e rinascita delle aree interne, dal Sud nasce un format replicabile, un toolkit che potrà essere utilizzato da altre comunità per avviare i propri percorsi di rigenerazione.

Il silenzio si trasforma in visioni condivise di futuro

Calascio si è rivelato un teatro ideale. Qui lo spazio si dilata, il tempo rallenta e il silenzio diventa linguaggio. È in questo contesto che abbiamo visto i ragazzi immaginare nuovi modi di abitare e di vivere i luoghi, intrecciando tecnologia e memoria, comunità e creatività.

Alla fine, tutto il materiale – mappe, schede, prototipi, immagini AI – è confluito in un cantiere espositivo e in un archivio digitale aperto, pronto a ispirare altri territori che vorranno intraprendere lo stesso cammino.

Da Calascio siamo tornati con nuove domande, con la consapevolezza che rigenerare un borgo significa, in fondo, rigenerare noi stessi. E con una certezza: i borghi italiani, se ascoltati e immaginati insieme alle loro comunità, non sono semplici memorie del passato, ma laboratori di futuro.

By Categories: Big Thinking, Bollino Home #01, Case Study, Notizie, WorkPublished On: 9 Ottobre, 2025

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