Per il concorso indetto dall’Ance nel 2011, sulla riqualificazione ed il riutilizzo delle aree industriali dismesse, il nostro progetto è partito dall’analisi del territorio e della società che attualmente esistono, nell’area da noi presa in considerazione. Il lotto preso in analisi si trova nell’ex area industriale di Cava de’ Tirreni (Sa), posto a nord della città, della grandezza di 15.000 mq., sulla area una volta occupata dalla Co.Fi.M.A., industria conserviera dismessa da oltre 20 anni e, da allora, in stato di abbandono completo.

L’intera zona ha subito, negli ultimi dieci anni, un sostanziale cambiamento: da area industriale è diventata un’area commerciale caratterizzata dalla nascita di centri di grande distribuzione, piccole attività commerciali, una banca, un albergo, tavole calde e bar.
La naturale aspirazione urbanistica dell’area ad abbandonare la connotazione industriale, per integrarsi appieno nel tessuto urbano cavese, ha contribuito a formare la decisione di intervenire con un progetto di social housing che comprendesse all’interno dell’area anche attività commerciali e di servizio.

Con questo concorso abbiamo colto l’opportunità di progettare una comunità totalmente eco-sostenibile, nel senso più pieno del termine, quindi non solo ecologicamente sostenibile ma anche socialmente, politicamente ed economicamente.

Siamo partiti da due caratteristiche importanti del nostro territorio: una di carattere geografico-economico, l’altra di carattere storico.

Cava de’ Tirreni, fin dagli inizi dell’ ‘800, ha visto svilupparsi sul proprio territorio la coltivazione del tabacco, tanto che nel 1810 una legge invitava i coltivatori del salernitano alla coltura di questa essenza, detta “erba santa”. Sotto il potere dei Borbone, la produzione di tabacco divenne monopolio di stato e fu limitata ai comuni di Salerno e Cava de’ Tirreni. Poco dopo fu esclusa anche Salerno è ciò comportò un forte slancio all’economia di Cava de’ Tirreni, che vedeva nella coltivazione del tabacco, uno dei suoi capisaldi economici.
Nel 1845 venne istituita la Manifattura tabacchi, su cui gravitavano tutte le colture della città di Cava e non solo.
Nel 2004 la Manifattura Tabacchi chiuse, lasciando un intero sistema economico basato sulla produzione del tabacco, orfano del suo principale cliente.

Questo repentino cambiamento ha generato alti tassi di disoccupazione, alcuni coltivatori hanno continuato a vendere il tabacco prodotto ad aziende estere, seppur con bassi guadagni. Nel 2011, lo Stato ha annunciato di eliminare gli incentivi che attualmente rendono questo tipo di coltura favorita rispetto alle altre, costringendo di fatto tutti i coltivatori, nella migliore delle ipotesi, a cambiare tipo di coltura e, nella peggiore, a cambiare totalmente lavoro.
Sul territorio abbiamo visto, pian piano ma inesorabilmente, sparire i campi di tabacco che in passato caratterizzavano il nostro paesaggio a tal punto che  – fino agli anni ‘80 -, alcuni di essi invadevano letteralmente il tessuto urbano, presentandosi all’interno di cortili cittadine.
Questa particolare condizione, insieme alle richieste  esplicitate nel disciplinare del concorso, è diventata un carattere principale del nostro progetto.

Ci siamo trovati di fronte una coltura che per motivi economici, quelli appena enunciati, e per motivi sociali (l’intera coltivazione di tabacco era dedicata alla produzione di sigari e sigarette) non era più perseguibile né sostenibile. E anche vero, però, che a questa particolare coltura sono legate le vite di migliaia di famiglie cavesi e non, e delle loro future generazioni.

A questo punto, è entrata in gioco la caratteristica storica, prima accennata. Cava può vantare fra i suoi cittadini, illustri personaggi, fra cui, forse sopra tutti, Gaetano Filangieri. Noto illuminista, autore della “Scienza della Legislazione”, amico e consigliere di personaggi come Antonio Genovesi e Benjamin Franklin, ispiratore dei principi che animarono, la rivoluzione francese, quella americana e quella napoletana. Il Filangieri insieme a Dragonetti ed allo stesso Genovesi, enunciarono le teorie fondamentali dell’Economia Civile, su cui basare un differente tipo di società.

Il cardine dell’Economia Civile è l’istituzione del bene relazionale, ovvero un bene di scambio prodotto non soltanto dalla ricchezza, ma anche dal tempo e dalla responsabilità civile ed economica.  In breve, nell’Economia Civile i diversi livelli di benessere generati da singole unità, non si sommano per dare il livello totale di benessere, ma si moltiplicano tra di loro dando luogo ad un risultato finale molto maggiore, il bene comune appunto, che implica però anche un livello di responsabilità altissimo, dato proprio dalla relazione che si viene a generare tra i singoli livelli di benessere.Ad esempio, cercando di essere il più chiari possibile, in una Economia Capitalista come quella in cui tutti noi viviamo, se esistono tre aziende distinte e separate tra loro, che producono tre livelli di ricchezza diversi, 5, 10 e 20;  il bene totale delle tre aziende sarà dato dalla somma dei tre livelli di ricchezza: 5+10+20=35. Questo tipo di economia non presuppone una responsabilizzazione delle singole parti nei confronti dell’intero sistema, e purtroppo abbiamo sotto gli occhi, gli effetti a cui questa mancanza di responsabilità ha portato.

 

Nell’Economia Civile, il bene comune è dato dal prodotto dei livelli di ricchezza delle tre aziende: 5*10*20=1000. Ma qualora si annullasse anche uno solo dei livelli di ricchezza il prodotto finale sarebbe pari a 0. Questo tipo di economia implica una grandissima responsabilità tra le parti in essa coinvolte, dalle singole persone ad entità più grandi come intere comunità.
Ed è proprio da questo punto che parte il progetto della nostra comunità.

• Creare un centro di Ricerca internazionale sugli usi alternativi del tabacco, per ridare nuova dignità e sostenibilità economica ad una coltura così importante per tante famiglie sul nostro territorio;
•   Creare una comunità intorno al Centro di Ricerca che sia eco-sostenibile e che viva secondo i principi dell’Economia Civile;
•   Creare una comunità gemella,  in un altro paese, che possa sfruttare appieno le conoscenze messe a disposizione dal Centro di Ricerca.

La comunità sarà, in questo modo, totalmente eco-sostenibile, sfruttando proprio alcuni degli usi alternativi del tabacco, già scoperti (tav. 9-10-11-12) come, ad esempio: l’utilizzo di piante di tabacco in impianti di fitodepurazione, la capacità di un batterio del tabacco di generare una sostanza fotovoltaica, oli combustibili ricavati dalla spremitura dei semi di tabacco, solo per citarne alcuni.

La comunità si baserà proprio sui principi fondanti dell’Economia Civile, per cui il principale bene di scambio all’interno della comunità sarà, appunto, il bene relazionale.

Le famiglie meno abbienti che avranno una casa nella comunità, avranno la possibilità di lavorare all’interno del Centro di Ricerca ricoprendo ruoli di pulizia o guardianeria, o ancora ruoli amministrativi.

Ma soprattutto tali nuclei familiari accoglieranno all’interno della propria abitazione gli studenti e i ricercatori che si alterneranno, di volta in volta, all’interno del Centro, offrendo così un’ospitalità preziosa e ottenendo in cambio la possibilità di entrare in contatto con altre culture e modi di pensare.

Gli imprenditori che investiranno nella comunità aprendo attività commerciali e di servizio, parteciperanno anche loro in maniera attiva alla vita della comunità, applicando al proprio utile aziendale i principi dell’Economia Civile.

Gli utili di tutte le aziende presenti all’interno della comunità, compreso quello del Centro di Ricerca, saranno così divisi:
1/3 sarà utilizzato all’interno della azienda stessa, per la propria crescita  produttiva, sia professionale che umana;
1/3 sarà utilizzato all’interno della comunità, per la sua crescita ed il suo sostentamento, generando anche un fondo a cui potranno attingere unicamente le aziende presenti nella comunità, momentaneamente in difficoltà (bene relazionale);
1/3 sarà utilizzato per la creazione di una comunità gemella in un altro paese, dalle caratteristiche simili, per cui nel nostro caso, in cui vi sia già una coltivazione intensiva di tabacco. In questo modo i ritrovati del Centro di Ricerca (bene relazionale), potranno essere sfruttati anche da questa comunità puntando a renderla il prima possibile autosufficiente, tanto da generare anch’essa un utile da ripartire nei 3/3 sopra descritti.

In questo modo si genererà una rete di comunità che si scambierà ricchezza e conoscenza, perché una delle peculiarità del bene relazionale, è che gli scambi fra due entità sono bi-direzionali e, seppur interconnessi, sono indipendenti.

Un soggetto compie un’azione nei confronti di un altro, mosso non da “pretesa” di ricompensa dell’azione stessa, bensì da aspettativa, pena la rottura della relazione tra le due. E’ altresì  ammesso che la risposta ad un bene sia indirizzata non verso colui che ha scatenato la reazione di reciprocità, ma verso un terzo soggetto dando così vita ad una rete mondiale di comunità, legate dal bene relazionale.

A Civil community is a project by PicernoCerasoLAB + Medaarch
Coordinator: Amleto Picerno Ceraso, Gianpiero Picerno Ceraso.
Structural engineer: Amleto Picerno Ceraso, Gianpiero Picerno Ceraso.
Design team: Giuseppe Luciano, Francesca Viglione, Antonia Gravagnuolo, Mauro Paolucci, Jessica Covone.

By Categories: Case Study, design, Design Bollino #3, Notizie, RicercaPublished On: 10 Aprile, 2012

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