È (buona) notizia di pochi giorni che il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dello Sviluppo Economico abbiano aperto una consultazione online sul Documento “Verso un modello di economia circolare per l’Italia”. L’obiettivo è quello di chiamare alle armi tutti gli organi istituzionali competenti, le imprese, gli esperti e i cittadini che sono quotidianamente coinvolti sul tema dell’economia circolare, per raccogliere il loro contributo nell’elaborazione di un documento che sia il frutto di un processo condiviso e partecipato.
Sviluppo sostenibile, educazione al consumo responsabile, riuso e riciclo intelligente: questi i punti rilevanti sottolineati all’interno del documento, al fine di arrivare alla definizione di un uso efficiente delle risorse e di modelli di produzione più circolari e sostenibili anche grazie ad abitudini di consumo più attente e consapevoli.
Un’economia lineare di tipo estrazione-produzione-consumo-rifiuto non solo non è più efficiente, ma anzi ostacola il benessere dell’intera popolazione del nostro pianeta. Finalmente arriva la consapevolezza di quanto sia necessario un cambio di paradigma e, soprattutto, di quanto questo nuovo approccio debba essere realizzato in rete, con l’apporto di tutti, senza esclusione di colpi, né di attori.
E allora si parte dal basso: dalle scuole dell’obbligo fino ad arrivare alle famiglie per educare la società civile al consumo responsabile che, in parole semplici, significa fornire ai cittadini quelle capacità e quegli strumenti che consentano loro di scegliere, in maniera consapevole e critica, riguardo i propri consumi.
Significa far capire quanto gli sprechi incidano gravemente sul futuro del pianeta, vuol dire far capire quanto un gesto e una scelta intelligente sui consumi contribuisca alla cura del futuro del nostro pianeta.
Significa educarli ad essere attori del loro destino per aumentare la loro resilienza e contribuire allo sviluppo di un nuovo sistema ecologico.
Il percorso, poi, necessariamente deve passare per le aziende: le imprese di produzione di beni sono chiamate a ridefinire il proprio design dei prodotti. In che modo? Dall’utilizzo e l’ottimizzazione dei materiali e dei processi, alla capacità di riutilizzo e/o riciclo del prodotto stesso.
Alla base della produzione bisogna instillare la cultura per cui ogni scarto non diventi un rifiuto, ma una risorsa per un nuovo prodotto.
Infine, c’è l’intervento prezioso delle istituzioni per mettere attenzione e risorse allo studio e alla ricerca di nuovi strumenti economici che possano supportare la transizione ad un’economia circolare.
In questo percorso, ovviamente, si incrociano anche i laboratori di fabbricazione digitale: se si parla della costruzione di una nuova economia, infatti, non si può non parlare di FAB CITY e del ruolo strategico che i fab lab rivestono in questo cambio di paradigma. La possibilità di proporre un nuovo modello di rappresenta, infatti, una delle ricadute più interessanti della manifattura digitale e del mondo maker.
FAB CITY è il progetto di Città autosufficienti, localmente produttive e globalmente connesse lanciato dallo IAAC, il CBA del MIT di Boston, il Comune di Barcellona e la Fab Foundation con una promessa: raggiungere un’autosufficienza delle città di almeno il 50% entro il 2054.
Si tratta di un’iniziativa legata alla rete globale dei Fab Lab e costituita da un gruppo di esperti internazionali composto da leader civici, maker, urbanisti e innovatori che lavorano per cambiare l’attuale paradigma dell’economia industriale (quello appunto che definisce il funzionamento delle città secondo un modello lineare di importazione di prodotti e produzione di rifiuti), sviluppando un nuovo paradigma, o meglio un ecosistema in cui i materiali circolano all’interno della città, mentre le informazioni riguardo la produzione di beni fisici viaggiano su scala globale.
Il progetto Fab City è stato sposato appieno anche da noi di Medaarch – Mediterranean FabLab, che lo portiamo avanti attraverso l’organizzazione di attività di sensibilizzazione e confronto sui temi relativi la costruzione di una nuova economia basata su una infrastruttura distribuita di dati e manifattura.
Sulla base del modello di economia circolare, Fab City intende lavorare alla costruzione di un modello a spirale che sia in grado di:
- ridurre la quantità di beni, cibo e risorse, come acqua o energia che vengono importati
- aumentare l’uso di materia prima riciclata per la produzione di oggetti.
Cinque le strategie attraverso le quali ci si muove:
- Un ecosistema di fabbricazione avanzata: Essere parte di una rete globale di città che condividono conoscenza e buone pratiche riguardo soluzioni emergenti da cittadini, imprese, istituzioni educative e governi. Reti locali dei Fab Lab e centri di produzione a media scala connessi a una rete globale di più vasta di catena di montaggio, conoscenza condivisa, buone pratiche e progetti.
- Produzione di energia distribuita: La stessa distribuzione di energia dovrà affrontare enormi cambiamenti. Reti distribuite cambieranno il ruolo delle case, delle famiglie e delle imprese in merito alla distribuzione di energia, acqua e risorse.
- Criptovalute per una nuova catena di valore: Città che creano il loro proprio mercato connesso ad una economia globale, utilizzando una multi-valuta e un sistema di valore basato su blockchain e tecnologie simili.
- Produzione alimentare e permacultura urbana: L’agricoltura urbana passerà dall’essere una pratica sperimentale ad essere una infrastruttura su larga scala. Una produzione locale di alimenti a scala domestica, di quartiere e urbana creerà un sistema a ciclo chiuso per la produzione e raccolta degli alimenti.
- Formazione per il futuro: Incorporare con maggiore enfasi il metodo del learning by doing nei sistemi educativi e nei curriculum scolastici unendo i concetti teorici con la sperimentazione pratica attraverso l’uso delle nuove tecnologie di fabbricazione digitale. Il che significa imparare e sperimentare, esperire per conoscere, lavorare in gruppo, per dar vita a progetti di valore per la propria comunità e condividerli con le reti globali come modello di riferimento per la soluzione di bisogni simili.
Insomma, tante sono le vie da intraprendere per il raggiungimento di un modello sostenibile, tutte si intersecano fra loro. Perché c’è bisogno di ognuna di esse per la rivitalizzazione della manifattura verso un’industria 4.0 e per l’incoraggiamento di una nuova economia.
Ci troviamo di fronte a una grande, rivoluzionaria sfida da affrontare nei prossimi dieci anni per rispondere in modo efficace alle complesse dinamiche ambientali e sociali, mantenendo allo stesso tempo la competitività del sistema produttivo.
Una sfida nella quale tutti, e insieme, dobbiamo fare il nostro compito. Nessuno escluso. E nessuna scusa.
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