Traendo spunto dalle riflessioni di Masanobu Fukuoka, microbiologo giapponese e precursore dell’agricoltura sinergica, avevo constatato durante le mie escursioni in natura, che il sottobosco è raramente privo di vegetazione, anzi vi si trovano, spesso raggruppate in poco spazio, molti tipi di piante diverse ed è raro incontrare porzioni di terreno completamente scoperto. Mi incuriosiva molto questo fenomeno, così approfondii le mie letture sull’argomento e capii che ciò era reso possibile dal fatto che il tempo aveva selezionato le specie botaniche che potevano vivere in quel determinato lembo di terreno, grazie alle relazioni simbiotiche che s’instauravano tra esse. Nondimeno notai che non si ripeteva l’esistenza di una sola pianta senza soluzione di continuità, ma c’era sempre una ricorrenza di commistioni tra piante diverse. Ciò era dovuto dal fatto che se fossero stati presenti più esemplari della stessa pianta sul medesimo pezzo di terra, inevitabilmente questi sarebbero entrati in competizione tra loro e la miccia della contesa sarebbe stata la presenza dei nutrienti nel terreno. Entrando in competizione, le piante avrebbero impoverito il terreno stesso dei suoi minerali al punto di eroderlo.

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Trasferendo queste considerazioni in campo dell’agricoltura, il passo è breve: se si vuole coltivare senza l’ausilio di fertilizzanti e fitofarmaci, è necessario coltivare colture compatibili che instaurino relazioni di scambio dei nutrienti e non entrino in competizione per le risorse del terreno.
Benché quest’assunto appaia logico ed elementare, è stato per me tutt’altro che immediato da applicare in concreto nel mio orto.

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Ho iniziato ad impiegare l’agricoltura sinergica, individuando un po’ di colture compatibili per ogni stagione, le distanze consigliate per ogni piantina, la “griglia” da seguire per ottenere i migliori risultati, come ad esempio dar vita a piante leguminose, solanacee, liliacee sui bordi (per evitare parassiti nel terreno), piante aromatiche o da fiore sulle bordure (per allontanare i parassiti ed avvicinare gli insetti impollinatori). Mentre nell’agricoltura tradizionale si usa il filare, dunque l’unità di riferimento è la distanza lineare, in agricoltura sinergica si usa il bancale che ha una superficie piana.

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Tanto per cominciare, per esigenze domestiche, non occorre un orto molto grande, anche se devo dire che il mio è davvero troppo piccolo! Due metri di profondità per sei di lunghezza, è lo spazio di risulta dalla zona pavimentata  del mio cortile, per cui laddove le indicazioni sui testi di permacultura prescrivono bancali di 120 cm e corridoi di 70 cm, ho dovuto adeguare queste misure all’esiguo spazio che avevo a disposizione. Il là mi è stato dato da alcuni vecchi materiali da costruzione come dei tavelloni inutilizzabili e dei mattoni pieni che avevo a disposizione nella vecchia casa.  Ho usato la larghezza dei tavelloni per fare i corridoi, col vantaggio che facendo un camminamento rialzato (per mezzo dei mattoni posti sotto) sempre pulito, posso curare l’orto in ogni momento della giornata, senza dover cambiarmi le scarpe!
Per il bancale (a differenza del filare classico, questo è più largo per poter piantare piante diverse in maniera simbiotica) ho lasciato uno spazio di 80 cm. Dunque, materiali a costo zero per delimitare i bancali.

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E il terreno?
Gli orti domestici sono sempre un problema a causa del terreno! È sempre troppo compatto in prossimità delle costruzioni, di solito (come nel mio caso) è un terreno povero e mischiato a pietrame o calcinacci.
Niente paura! Basta armarsi di piccone, pala e setaccio – che mi sono costruito con mezzanelle di legno di scarto ed una rete di ferro acquistata dal ferramenta. Ecco il procedimento: si piccona il terreno duro, poi si passa al setaccio con la pala servendosi della carriola per raccogliere la terra raffinata. L’operazione viene ripetuta più volte, finché non si forma un substrato di terreno di almeno 30 cm morbido e ben drenato. Fatto ciò, si è già a metà dell’opera, senza aver speso nulla!

La terza fase sta nel procurarsi le piantine e, questa, ahimè è una nota dolente perché finora mi sono dovuto affidare ai vivai, ma mi sto attrezzando per avere una piccola serra per il semenzaio in modo da non dover più acquistare.

Quali piante acquistare?

To be continued…

Le altre storie del diario del Mediterranean Sustainable Lab:

Carlo: vi racconto la mia storia e la mia scelta di ritornare in campagna

Dall’orto tradizionale, all’orto sinergico (per prove ed errori) – parte prima

Dall’orto tradizionale, all’orto sinergico (per prove ed errori) – parte seconda

Dall’orto tradizionale, all’orto sinergico (per prove ed errori) – parte terza

. Dall’orto tradizionale, all’orto sinergico (per prove ed errori) – parte quarta

By Categories: NotiziePublished On: 17 Ottobre, 2014

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