Quattro “pelli indossabili” stampate in 3D in grado di facilitare i processi biologici di sintesi che un giorno potrebbero consentire agli esseri umani di sopravvivere su altri pianeti. È il nuovo caratteristico progetto del team di Neri Oxman, realizzato insieme al dipartimento di ricerca interdisciplinare del MIT, con la collaborazione della società di stampa 3D Stratasys.

Le pelli sono stampate con materie plastiche di diversa densità, rigidità, opacità e colore, in modo da essere ognuna adatta per un diverso pianeta del nostro sistema solare.
Estensioni aumentate dei nostri corpi, che offuscano il confine tra noi e l’ambiente nel quale ci muoviamo”, così le definisce la stessa Oxman. “Con questa collezione, abbiamo progettato spazialmente e materialmente pelli indossabili complesse, fatte di materia vivente in grado di interagire con l’ambiente”.

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Le strutture indossabili incorporano tasche e tratti atti ad ospitare il materiale biologico, sinteticamente adattato ad apportare modifiche chimiche nell’atmosfera circostante. “Ogni pezzo intende organizzare gli elementi di sostegno vitale contenuti all’interno di strutture vascolari stampate in 3d con cavità interne”, ha detto Oxman. “La materia vivente all’interno di queste strutture trasformerà l’ossigeno per respirare, i fotoni per vedere, la biomassa per mangiare, i biocarburanti per il movimento e il calcio per la costruzione”.

Conosciamo nello specifico le quattro pelli indossabili:

La prima, Mushtari: progettata per interagire con l’atmosfera Jupiter, è una struttura sagomata da un filo trasparente continuo e formata da strati che sembrano intestini animali.
Posizionato intorno al basso addome, il dispositivo si propone di consumare e digerire biomasse, assorbire le sostanze nutrienti, produrre energia dal saccarosio accumulato nelle tasche laterali ed espellere i rifiuti.

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La seconda: Zuhal, creata per adattarsi alle tempeste di Saturno: i batteri contenuti sul vorticoso corpetto della superficie strutturata convertirebbero gli idrocarburi del pianeta in materia commestibile.

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Per la sopravvivenza su Mercurio invece c’è Otaared, la struttura su misura di chi la indossa, che crea un esoscheletro di protezione intorno alla testa.

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Infine, c’è Al-Qamar, montata intorno al collo e sulle spalle, il sui esterno è costituito da baccelli di base di alghe per la purificazione dell’aria e per la raccolta di biocarburanti atti a produrre e immagazzinare ossigeno.

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Le quattro pelli indossabili sono state presentate come parte della collezione di Stratasys “Il Sesto Elemento: esplorare le bellezze naturali della stampa 3D”, e saranno in mostra all’evento EuroMold di Francoforte fino al 28 novembre.
Ad oggi la squadra di Oxman sta lavorando al processo di integrazione di cellule vive nelle pelli indossabili al fine di aumentarne la funzionalità.

Il seguente video mostra 15 diverse varianti del processo di crescita computazionale capace di produrre una grande varietà di strutture crescenti. Ispirato dal comportamento di crescita naturale, il processo computional crea forme che si adattano al loro ambiente. Partendo con un seme, il processo simula crescita continua espansione e raffinazione sua forma:

By Categories: NotiziePublished On: 27 Novembre, 2014

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