Delle enormi possibilità che il 3D bioprinting ha in diversi settori della medicina e della chirurgia, abbiamo trattato più volte e, a dir la verità, è uno dei nostri argomenti preferiti. Oggi vi raccontiamo di come la stampa 3D può fare una grande differenza anche per la chirurgia estetica.
Ken Stewart, un medico che opera nel Regno Unito ha iniziato ad utilizzare la scansione 3D e le attrezzature per la stampa 3D per costruire impianti dell’orecchio esterno per i bambini che soffrono di microtia.
La microtia è una rara deformità congenita dell’orecchio che si verifica in 1 su 8.000-10.000 nascite e può colpire una o entrambe le orecchie non consentendo di svilupparsi completamente. Tale deformità è curabile, ma il trattamento è vissuto in modo traumatico dai bambini che devono sottoporsi, in anestesia generale, alla macchina di risonanza magnetica per un lungo periodo di tempo. Una procedura, questa, necessaria ai medici per acquisire dati sufficienti per realizzare un impianto a mano.
I pazienti del Royal Hospital for Sick Children di Edimburgo, in Scozia, fortunatamente possono accedere ad una forma molto più leggera di trattamento: invece, di dover entrare in una macchina di risonanza magnetica, il dottor Stewart infatti utilizza semplicemente uno scanner Artec Spider 3D per catturare con precisione la geometria dell’orecchio sano del paziente. “La forma che ne deriva, viene utilizzata per la stampa 3D di un modello molto più accurato di protesi dell’orecchio deformato. Il modello viene poi sterilizzato e utilizzato per migliorare la precisione della nostra ricostruzione chirurgica.” ha detto il dottor Stewart.
Grazie alla scansione 3D, il chirurgo di Edimburgo è in grado di stampare in 3D una replica perfetta del buon orecchio del paziente. Una volta sterilizzate, queste stampe 3D vengono utilizzate in sala operatoria come modello che il chirurgo può replicare durante il processo di intaglio. Finora, i risultati sono già molto positivi.
Ma la ricerca del medico scozzese non finisce qui. Il dottor Stewart, infatti, sta lavorando per capire se e come il 3D bioprinting può permettere di costruire impianti realizzati con la cartilagine stessa del paziente. “Stiamo lavorando con gli scienziati presso il Centro dell’Università di Edimburgo per la medicina rigenerativa e Dipartimento di Chimica, al fine di ingegnerizzare i tessuti di un orecchio,” spiega. “Il professor Bruno Péault e il suo team hanno caratterizzato le cellule staminali all’interno di grasso umano che si trovano accanto ai vasi sanguigni. Queste cellule potrebbero successivamente essere miscelate con polimeri approvati dalla FDA ed essere stampate in 3D, per far crescere la cartilagine in laboratorio.”
Il team del professore di chimica Mark Bradley ha già individuato i polimeri necessari, per cui non manca molto perché questo progetto diventi una realtà. “La stampa 3D è destinata a cambiare il mondo della medicina come lo conosciamo oggi” ha detto il prof Bradley. Già lo sta facendo, aggiungiamo noi.
fonte: 3ders.org
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