Stampa 3D di una sezione della colonna vertebrale lunga 15 cm, impiantata in una paziente affetta da tumore. È la prima volta che viene realizzata un’operazione simile ed è accaduto in Cina. Un team di medici dello Shanghai Changzheng Hospital ha impiantato con successo una protesi vertebrale di titanio in una paziente affetta da cordoma, una rara forma di tumore osseo primario che si verifica lungo la colonna vertebrale, molto spesso nella base della spina dorsale o alla base del cranio.
Dalla diagnosi della patologia, sette anni fa, la signora Zhou si era sottoposta a diversi interventi chirurgici che si erano rivelati fallimentari, ma la stampa 3D le ha offerto una possibilità davvero insperata.
I vantaggi dell’utilizzo del 3D printing nel settore medico sono ormai evidenti e noti: velocità di produzione della protesi, dalle due alle quattro settimane invece che due tre mesi, realizzazione di un modello anatomicamente perfetto della zona da ricostruire e resistente a lungo termine.
Nel caso specifico il team dello Shanghai Changzheng Hospital, guidato dal Professor Xiao Jianru, ha realizzato in primo luogo un modello della parte affetta da tumore in scala 1:1 stampato in 3D, da utilizzare nella fase pre-operatoria per visualizzare e pianificare l’intervento nei minimi dettagli, nonché per la progettazione e costruzione di una protesi spinale in 3D. Tale modello, lungo 15 cm, costituisce un sistema integrato di sei vertebre.Successivamente il team ha proceduto all’intervento vero e proprio relativo all’impianto del modello stampato in 3D nella sezione della colonna vertebrale danneggiata.
L’operazione, durata 12 ore, si annuncia come la prima al mondo nel suo genere.
“Abbiamo usato imaging 3D e tecnologia di stampa 3D basandoci sui dati della tomografia computerizzata (CT) e dell’ imaging a risonanza magnetica (MRI) della paziente per progettare una protesi spinale che fosse del tutto simile per forma al tratto vertebrale della paziente“, spiega il Professor Xiao Jianru.
L’impianto stampato in 3D è stato, inoltre, progettato per incorporare una struttura porosa simile a una spugna allo scopo di promuovere la crescita naturale delle cellule ossee e favorire così nella paziente un pieno recupero delle funzioni. Secondo i medici, infatti, il disegno di tale modello supera sia in stabilità che in capacità di adattamento anatomico gli impianti artificiali vertebrali antistrappo e anti-rotazione tradizionali.
Una storia, questa, che dimostra ancora una volta come il bioprinting sia prezioso per il settore della medicina e apra a nuove opportunità per migliorare gli interventi chirurgici.
fonte: http://www.3ders.org/
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