È una delle innovazioni materiali più popolari di questa estate e si chiama Silk Leaf, il materiale biologico artificiale che converte l’acqua e la luce in ossigeno, copiando il processo di fotosintesi.
A realizzarlo è stato Julian Melchiorri, studente d’ingegneria del Royal College of Art di Londra, in collaborazione con la Tufts University di Boston, estraendo cloroplasti dalle cellule vegetali reali e inserendole, poi, in un materiale composto a base di proteine della seta. Funzionando come una foglia vera, il cloroplasto all’interno della Silk Leaf divide e genera acqua per la produzione di ossigeno quando la luce viene raccolta sufficientemente per generare i compartimenti cellulari. In questo modo, quindi, si genera la prima foglia biologica sintetica in grado di assorbire l’acqua e l’anidride carbonica per produrre ossigeno, al pari di una comune pianta.

leaf silk

Il Silk Leaf Project, secondo Melchiorri, potrebbe essere utilizzato per produrre ossigeno durante i viaggi spaziali di lunga distanza, consentendo quindi di esplorare lo spazio molto più di quanto si può fare adesso. Ma, in attesa di riscontri su questa ipotesi, tra i piani più immediati du Melchiorri, c’è la progettazione una serie di paralumi che generano ossigeno mentre le luci sono accese. Inoltre, la foglia biologica artificiale potrebbe essere impiegata anche nel settore della bioarchitettura, ad esempio per la ventilazione di un grande edificio, costruendo delle facciate in cui includere il nuovo materiale che potrebbe fare da filtro per l’aria esterna, portando aria ossigenata all’interno.

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Un’interessante creazione, non c’è dubbio. Ma è davvero probabile che vedremo questa prima foglia sintetica in astronavi o comunque in grado produrre costantemente ossigeno laddove manca?
Per il momento l’efficienza del processo di fotosintesi della Silk Leaf non è stata ancora testata. Inoltre, secondo il dottor Wim Vermaas dell’Arizona State University’s Center for Bioenergy and Photosynthesis, la vita di un cloroplasto isolato è necessariamente di breve durata, per cui si ritiene che non potrebbe sopravvivere abbastanza a lungo da essere utile durante un’intera missione spaziale.
Al momento, quindi, Silk Leaf rimane un progetto più concettuale che pratico, ma certamente è un concetto importante che traccia un’altra possibile strada per la ricerca spaziale.

By Categories: NotiziePublished On: 9 Settembre, 2014

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