Negli ultimi anni sta divenendo sempre più frequente l’uso delle nuove tecnologie in campo medico e chirurgico. Modello di eccellenza è l’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, ove gli interventi chirurgici si preparano con la stampa 3D.
Oggi vi parliamo di un’operazione unica nel suo genere in Italia e riuscita con successo all’Ospedale Santobono – Pausilipon di Napoli: la ricostruzione dell’osso temporale con stampa 3D, che ha permesso ad una bambina di riacquistare l’udito.
La malattia della giovane paziente
La bimba era affetta da ipoacusia (cioè assenza parziale o totale di udito) a causa della malattia Atresia auris. Questa patologia determina l’arresto, completo o parziale, della crescita del padiglione e la presenza di un muro osseo imperforato, laddove sarebbe dovuto formarsi il condotto uditivo esterno.
L’intervento chirurgico
Per far sì che la bambina potesse recuperare l’udito, vi è stata un’attenta analisi della zona di interesse. I moderni macchinari e software hanno permesso di realizzare un modello 3D quanto più vicino al sistema uditivo umano. L’ingegnere biomedico Luigi Iuppariello ha aiutato l’equipe nella realizzazione del modello, eseguita grazie alla stampa 3D. Si è reso necessario un planning chirurgico e pre-operatorio per definire tutti i dettagli anatomici della piccola paziente. La minuziosità dell’operazione ha concesso il raggiungimento del risultato sperato: recuperare l’udito!
Le dichiarazioni degli esperti
“Avendo una grave malformazione dell’orecchio esterno e dell’orecchio medio – ha spiegato il chirurgo Antonio della Volpe – la chirurgia era abbastanza rischiosa perché nella squama del temporale sono presenti strutture nobili molto importanti dell’orecchio, alloggiati nella teca cranica a livello della fossa cranica media, quindi aprire l’osso temporale per alloggiare la protesi che abbiamo messo poteva esporre al rischio di ledere strutture anatomiche come il facciale, il seno laterale o la meninge. Abbiamo utilizzato questa tecnica di ricostruzione in 3D della squama del temporale della paziente, in modo da ottenere un modellino sul quale abbiamo simulato l’intervento, valutando dove alloggiare la protesi, senza far correre rischi alla bambina”.
“La simulazione è stata resa possibile grazie a una tac in 3D della zona interessata dall’intervento“- come ha spiegato l’ingegnere biomedico Luigi Luppariello.
“Stiamo parlando di microchirurgia. – ha aggiunto il professor Della Volpe – L’intervento viene effettuato col microscopio e con l’utilizzo di trapani ad altissima velocità (80mila giri), quindi stiamo parlando di spazi estremamente ristretti in cui avere una pianificazione pre-operatoria estremamente affidabile permette al chirurgo di operare in tutta tranquillità”.
Il futuro della Biomedica Digitale
Il futuro vede l’utilizzo sempre più assiduo della stampa 3D per la biomedica. Infatti, la donazione di organi, nonostante la sua importanza, presenta diversi inconvenienti: la ricerca del donatore, la compatibilità dell’organo donato con il paziente, le tempistiche, l’eventuale rigetto dell’organo trapiantato etc.
La biomedica digitale, invece, permette di realizzare impianti protesici e organi su misura del paziente in tempi decisamente più brevi rispetto al trapianto di organi, utilizzando materiali biocompatibili come la cartilagine. Inoltre, la possibilità di ‘toccare’ la parte anatomica da trattare nel corso della pianificazione chirurgica dà l’opportunità di simulare più volte l’intervento. Questo significa innanzitutto semplificazione della procedura chirurgica, quindi riduzione dei tempi e di conseguenza dei rischi di complicazioni intra e post operatorie. Inoltre, consente la scelta delle protesi e dei device più adeguati.
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Fonti:
Biomedicalcue.it
Askanews.it
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