I siti industriali dismessi in ogni città sono attualmente luoghi di insicurezza, abbandonati e inquinati, scarsamente attrattivi, ma possono rappresentare una grande opportunità di sviluppo e investimento grazie alle ampie aree riutilizzabili ed alla forte caratterizzazione dei luoghi, che hanno spesso segnato la storia economica e sociale dei territori in cui sono inseriti.
Il gruppo di architetti e ricercatori della Medaarch, composto dall’arch. Antonia Gravagnuolo, arch. Rossella Notari, arch. Giuseppe Luciano, arch. Manuela Lanzara, arch. Elena Aufiero e dall’ing. Giuseppe Di Domenico, con il supporto di agronomi e biologi, sta lavorando ad un progetto innovativo per recuperare e rifunzionalizzare i siti industriali dismessi, con l’inserimento di attività produttive sostenibili dal punto di vista ecologico, sociale ed economico, tra cui le Vertical Farm, i FabLab e gli spazi di co-working.
Il progetto non riguarda solamente il recupero dei padiglioni industriali dismessi, ma propone un nuovo modello sociale che parte dalle esperienze di cohousing per arrivare ad un nuovo sistema abitativo e produttivo in cui la condivisione degli spazi di vita si unisce alla condivisione delle conoscenze e delle attività produttive locali.
La Vertical Farm è il fulcro di questo sistema: inserita all’interno dei capannoni dismessi, entra in sinergia con i luoghi vissuti e li completa, fornendo a residenti e lavoratori non solo i prodotti degli orti idroponici, ma anche aria pulita e ossigenata, grazie alle particolari specie vegetali utilizzate. Inoltre, permette di migliorare le prestazioni energetiche dell’edificio con un intervento minimo basato su un uso innovativo del verde verticale. Il progetto prevede di riutilizzare l’involucro esterno, evitando i costi ambientali ed economici dei processi di abbattimento e ricostruzione. L’involucro esterno viene infatti rivestito da particolari pannelli progettati per depurare e riutilizzare le acque attraverso la fitodepurazione, sfruttando le ampie superfici verticali e la capacità di particolari piante acquatiche di nutrirsi degli agenti nocivi per l’uomo in maniera selettiva. I pannelli così progettati produrranno energia grazie a microturbine idroelettriche installate sulle pareti esterne, trasformate in ‘cascate verdi’, e caratterizzeranno l’aspetto dei padiglioni con forme derivate dalle esigenze di ventilazione ed esposizione delle piante.
All’interno della Vertical Farm invece, particolari specie vegetali nutrite attraverso un sistema idroponico saranno inserite in pannelli capaci di purificare l’aria viziata depurandola da anidride carbonica in eccesso, polveri sottili e sostanze nocive. La Tsillandia, pianta caratterizzata da radici aeree che si nutre dell’umidità presente nell’aria, è usata per regolare l’umidità relativa negli spazi comuni. Il “polmone verde” della Vertical Farm migliora le condizioni ambientali per gli utenti dell’edificio, ma anche la presenza dell’uomo è utile alla vita delle piante: sfruttando la tecnica della concimazione carbonica è possibile infatti nutrire le piante con l’anidride carbonica prodotta negli ambienti vissuti dall’uomo. Questa tecnica è già utilizzata in ambito specialistico ma non era mai stata applicata ad un sistema di vita sinergico uomo-piante. Le piante non sono però l’unica tecnologia utilizzata per il funzionamento dell’edificio: un sistema di sensori distribuiti sulle superfici dei pannelli controlla le condizioni ambientali, il nutrimento e lo stato di salute dei vegetali, permettendo così di regolare le condizioni degli ambienti interni e di monitorare il funzionamento dell’intero sistema.
Il paper “Smart & Fab: enhancing resilience in post-industrial urban environments” è stato selezionato e presentato Venerdì 4 luglio 2014 al DHUB Auditorium, Museo del Diseño de Barcelona in occasione del FAB10Barcelona, la 10° Conferenza Internazionale sui Fab Lab e la digital fabrication, e come case study al China International Technology Transfer Convention durante la speech session, tenuta da Amleto Picerno, dal titolo “The challenge of urbanization”.
Qui il link al paper: RESILIENT City. An innovative model for the recovery of industrial areas.
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Dai uno sguardo agli altri progetti di ricerca della Medaarche del suo Mediterranean FabLab: http://bit.ly/WJZ3yI
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