(Nella foto il guardiano del faro di Punta Campanella, conosciuto come il punto dove 
                   si incontrano i due golfi, quelli di Salerno e di Napoli).

Secondo un recente rapporto dell’UNCTAD (Conferenza delle Nazioni Unite su Commercio e Sviluppo), il settore delle industrie creative, che comprende le attività economiche basate su capitale intellettuale come input principale e che spazia dall’arte alla tecnologia, influenzando settori quali la moda, l’architettura, i media e il software, si rivela sempre più come un settore chiave per la rigenerazione urbana e regionale. Il rapporto dell’UNCTAD sottolinea che, nonostante le sfide poste dalla pandemia, l’economia creativa ha mostrato notevole resilienza, soprattutto nel settore dei servizi, il cui peso sul totale dei prodotti è cresciuto significativamente. Tuttavia, persistono difficoltà come le disparità nell’accesso alle infrastrutture digitali, che limitano la capacità dei paesi in via di sviluppo di competere su un piano di parità nel mercato globale. In questo contesto, l’UNCTAD enfatizza l’importanza di adottare politiche multidisciplinari che includano investimenti in infrastrutture digitali, iniziative formative e un adeguamento dei quadri legali per facilitare la crescita e l’innovazione nel settore. Tali interventi sono essenziali per potenziare l’economia creativa come motore di sviluppo sostenibile.

Parallelamente, l’ultimo report Creative Economy 2030 del T20 Italia mette in luce le prospettive e le sfide dell’economia creativa nel contesto attuale, evidenziando che tali introiti potrebbero raggiungere fino al 10% del PIL globale entro il 2030. La crisi degli ultimi anni ha esposto la fragilità di un settore dominato da micro-imprese e pratiche lavorative informali, evidenziando al contempo l’importanza delle attività creative e culturali per il benessere individuale e la resilienza comunitaria. Il report redatto in occasione del G20 Italia evidenzia la necessità di politiche più agili e di un maggiore riconoscimento delle strutture normative per supportare adeguatamente questo settore in rapida evoluzione. Inoltre, sottolinea la necessità di riequilibrare l’asimmetria crescente tra il potere dei trend transnazionali e i creatori dei contenuti e prodotti locali.

In Italia, e in particolare nella fascia costiera che va dal golfo di Salerno a quello di Napoli, che include la Penisola Sorrentina, la Costiera Amalfitana e la Costa del Vesuvio, si evidenzia un’esemplare destinazione di grande valore legata alle sue bellezze naturali, ambientali e culturali. Nonostante il grande interesse economico e turistico che il territorio attrae e la grande valenza culturale ad esso legata, gli operatori delle filiere creative hanno difficoltà nell’utilizzare questi stessi driver per rilanciare le proprie attività, trovando problematico collaborare e offrire prodotti e servizi che siano innovativi e di alta qualità. Questa mancanza di rete e di innovazione limita la capacità degli operatori delle filiere creative nel raggiungere un pubblico più ampio e fornire servizi più efficienti e sostenibili. Per superare queste sfide, è necessario investire nell’innovazione digitale e green, nonché nella formazione e nella promozione delle filiere creative. Gli operatori devono essere incentivati a collaborare e ad offrire prodotti e servizi che siano innovativi e di alta qualità, mentre le autorità locali dovrebbero impegnarsi nel supportare la nascita di modelli di sviluppo innovativi promossi ed attuati in modo sostenibile e comunitario.

Un primo tassello a queste esigenze può arrivare dai progetti “Capacity Maker” ed “Eco Identity”, promossi da Stecca, Medaarch e supportati dal Ministero della Cultura Italiano attraverso fondi comunitari, che mirano a trasformare sfide in opportunità. Questi progetti, che operano sulla filiera D.A.M.A.( Design, Architettura Moda, Artigianato) realizzati in collaborazione con CNA Salerno e Confcommercio Campania, cercano di integrare pratiche sostenibili con identità culturali profondamente radicate.

Il progetto “Capacity Maker” mira a sviluppare una nuova figura professionale, un facilitatore di sviluppo sostenibile che possa comprendere e interpretare le necessità di innovazione del territorio. Questo ruolo si propone di connettere le esigenze locali con opportunità di crescita e rinnovamento, orchestrando progetti che rispettino l’ambiente e valorizzino le risorse culturali locali. D’altra parte, “Eco Identity” si concentra sull’addestramento degli operatori delle filiere D.A.M.A. per progettare e produrre con un forte orientamento verso la sostenibilità ambientale. L’obiettivo è quello di trasformare il modo in cui i prodotti vengono realizzati, assicurando che portino con sé l’identità culturale dei luoghi di origine, promuovendo al contempo pratiche che rispettino l’ambiente.

La metodologia adottata da “Capacity Maker” ed “Eco Identity” è articolata in 4 fasi chiave, ciascuna delle quali è progettata per costruire capacità e promuovere l’innovazione sostenibile all’interno delle filiere DAMA:

  1. Conoscenza del Territorio: focalizzata sull’acquisizione di una profonda comprensione delle specificità territoriali e delle esigenze degli operatori locali. Questo include seminari, incontri e attività di mappatura che aiutano a identificare le opportunità e le sfide specifiche del territorio.
  2. Sperimentazione e Innovazione: In questa fase, i partecipanti sono incoraggiati a sperimentare con nuove idee e tecnologie attraverso workshop pratici e hackathon. Questo permette di testare soluzioni innovative in un contesto reale, stimolando la creatività e l’innovazione applicata.
  3. Co-Design: Attraverso attività collaborative, i partecipanti lavorano insieme per sviluppare soluzioni e progetti che rispondano alle esigenze identificate nella fase di conoscenza. Questo processo include la co-progettazione di prodotti, servizi e iniziative che siano sostenibili e culturalmente pertinenti.
  4. Implementazione e Valutazione: L’ultima fase vede la realizzazione e il monitoraggio dei progetti sviluppati, valutando il loro impatto ed efficacia nel raggiungere gli obiettivi di sostenibilità e innovazione.

I progetti, di cui qui troverai più informazioni, sono indirizzati a una vasta gamma di operatori nei settori DAMA. Questi includono associazioni, ordini professionali, professionisti autonomi, studi di progettazione, enti governativi locali, artigiani, stilisti, designer, maker, studenti, istituti di formazione professionale, e imprese di varie dimensioni che operano nelle aree del design, dell’architettura, della moda e dell’artigianato e totalmente gratuiti. L’obiettivo è quello di coinvolgere tutti gli attori che, in modi diversi, contribuiscono al tessuto economico e culturale dei territori, specialmente quelli delle regioni target come la Penisola Sorrentina, la Costiera Amalfitana e la costa del Vesuvio. Dunque, i progetti “Capacity Maker” ed “Eco Identity” vogliono essere un intervento cruciale per affrontare le sfide che limitano la capacità degli operatori delle filiere creative di raggiungere un impatto più ampio e sostenibile. Attraverso una strategia ben strutturata che combina formazione, innovazione, e sostenibilità, questi progetti non solo mirano a rivitalizzare l’economia locale, ma cercano anche di instaurare un nuovo modello di sviluppo che possa essere replicato in altri territori. Con il sostegno delle autorità locali e delle organizzazioni partner, “Capacity Maker” ed “Eco Identity” si propongono di trasformare le industrie creative non solo in motori di crescita economica, ma anche in custodi del patrimonio culturale, giocando un ruolo vitale nella promozione di un futuro più resiliente e inclusivo per tutti i territori coinvolti.

By Categories: Big Thinking, Bollino Home #03, NotiziePublished On: 16 Aprile, 2024

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